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Archistar e designer firmano le moderne cantine a basso impatto ambientale

Un’altra moda che interessa il vino riguarda le cantine. In origine erano state progettate con l’unico scopo di conservare al meglio le bottiglie, senza alterarle o danneggiarle. Infatti il vino, essendo una sostanza delicata ed in continua evoluzione, va conservato in un luogo protetto ma anche aerato, scuro, umido, fresco, silenzioso, al riparo da vibrazioni e esente da fonti di cattivo odore.

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Recentemente il concetto di cantina si è evoluto, trasformandole in vere opere d’arte e di scultura. Alcune moderne cantine sono diventate dei gioielli dell’architettura moderna, firmate dalle più grandi archistar del mondo: a colpo d’occhio sembrano dei monumenti innalzati al Dio Bacco. Ma questa modernità non influisce in minima parte nei processi standard di invecchiamento, anzi molta attenzione viene dedicata all’impatto ambientale e al risparmio energetico. Vediamo alcuni esempi.

Famosissima la cantina di Rocca di Frassinello firmata da Renzo Piano: eccellente esempio di come l’estetica si sposi perfettamente con la funzionalità anche in questo settore. “È stato immediato capire che era la sommità della collina il posto giusto dove realizzare la struttura: prendere la collina, scavarci dentro la cantina, farci sopra una piattaforma che fosse più o meno come un altopiano dal quale si potesse vedere il paesaggio straordinario. È un edificio che più semplice non si può immaginare”, spiegava qualche tempo fa l’architetto genovese.

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Mentre la Distilleria Nardini a Bassano del Grappa è un’opera futuristica firmata Massimiliano Fuksas. Pensata e progettata come due “bolle in vetro” e sospesa su due gambe d’acciaio.

Fuksas

La cantina di Lodovico Antinori nel Chianti firmata da Gae Aulenti è progettata per fondersi con il territorio. Infatti è stata sbancata una collina e ricoperto di terra l’edificio andando a creare nel cuore della collina la cantina che è ad una costante temperatura di 17° e dove risiedono centinaia di barriques.

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L’architetto svizzero Mario Botta, perla cantina Petra a Suvereto, ha progettato la struttura frontalmente con la presenza del cilindro di pietra centrale e della sua corona circolare impreziosita da una vegetazione che varia a seconda delle differenti stagioni. L’effetto finale è un “fiore disegnato” per l’intera collina.

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L’azienda Agricola Muratori, per la Cantina Rubbia al Colle a Suvereto, chiese all’architetto Massimo Pagliari un’opera che rispettasse l’equilibrio del territorio andando a sfruttare i materiali locali e che andasse ad adottare una politica economicamente ed energicamente sostenibile. La cantina è ipogea, ossia costruita sottoterra per non modificare il profilo collinare (e sulla collina è stata addirittura ricreata la macchia mediterranea preesistente) ed essere completamente invisibile dalla strada.

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La prima scultura al mondo dove si vive e si lavora il vino è nella cantina progettata dallo scultore Arnaldo Pomodoro, che prende il nome di “Carapace” nella Tenuta di Castelbuono, l’azienda umbra della famiglia Lunelli.

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Però l’ultimissima tendenza da parte degli imprenditori del vino sembra metter fine a quest’epoca segnata e firmata dagli archistar, a causa dei costi eccessivi di questi monumenti di design, per dare di nuovo importanza e mettere in primo piano la funzionalità rispetto all’estetica.